10 mosse per affrontare il futuro by Oscar Farinetti

10 mosse per affrontare il futuro by Oscar Farinetti

autore:Oscar Farinetti [Farinetti, Oscar]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2023-07-19T22:00:00+00:00


«Le masse vogliono apparire anticonformiste: ciò significa che l’anticonformismo deve essere prodotto per le masse.»

Andy Warhol

Andy Warhol, Edie Sedgwick and Chuck Wein in New York, 1965

© Burt Glinn/Magnum Photos

ANDY, BOB e… EDIE

Quella «cosa» lui la chiamò Factory.

Se oggi sarebbe considerato strano chiamare «fabbrica» un luogo dove si crea arte, sessant’anni fa doveva apparire folle. Lo so, perché anche noi ad Alba abbiamo avuto, più o meno in contemporanea, il nostro Warhol. Si chiamava Pinot Gallizio e aveva battezzato il suo modo di fare arte Pittura Industriale. Si trattava di rotoloni di carta spessa, o tessuto, su cui lui dipingeva meravigliose forme multicolori per decine e decine di metri. Pinot offriva i suoi quadri con un prezzo al metro quadro, erano i clienti a scegliere la misura. Nella mia cittadina della provincia piemontese lo consideravano un po’ matto e ci vollero decenni per capire la grandezza del personaggio. Invece la New York dei favolosi anni Sessanta era la capitale mondiale dell’avanguardia, dunque nella Grande Mela risultava più facile piazzare la propria eccentricità. Se poi la bislaccheria era quella di uno come Andy Warhol, cioè l’espressione più alta dell’arte contemporanea ispirata dall’avvento del consumismo, be’, allora non viene da stupirsi per il suo immediato e immenso successo… Sebbene ci fu chi lo accusò di copiare da fotografie esistenti, da barattoli esistenti, da bottiglie esistenti, da manifesti esistenti (c’è ancora una causa in corso, postmortem, per una sua opera con l’immagine di Prince).

Dunque possiamo considerare Factory un nome addirittura pertinente. In realtà si trattava di un appartamento, in cui, però, si produceva. Serigrafie prima di tutto, a migliaia, in particolare visi di donne VIP, come Marilyn Monroe ed Elizabeth Taylor, scatolette di cibo senza il cibo, film, tanti film (una settantina tra il ’62 e il ’68) ma anche altri oggetti, per esempio scarpe. Il fatto è che Warhol vedeva in quegli oggetti prodotti in serie una forma di bellezza incompresa dal resto del mondo, ne copiava l’essenza trasfigurandola in direzione subliminale, anche come denuncia verso la frivolezza e la vanità del mondo dei consumi.

La Factory era frequentata da centinaia di persone ogni giorno. Artisti soprattutto, di ogni genere, ma anche aspiranti artisti, artigiani a cui affidare i lavori manuali più ripetitivi. Occorrevano anche quelli, visto che il sommo fondatore della Pop Art teneva talmente in considerazione l’arte del «copiare» da progettare spesso un numero infinito di copie delle sue opere. E, tra i frequentatori, molte erano donne. Andy, ancorché probabilmente omosessuale, adorava le donne, leggeva in loro spunti infiniti di bellezza… e la regina della Factory, al di là di ogni ragionevole dubbio, era Edie Sedgwick.

Edie era giovane, intelligente, molto bella, molto curiosa, libera nel senso di aperta a ogni esperienza. Divenne in breve tempo l’archetipo del fascino per Andy, che la coinvolgeva in qualsiasi tipo di attività artistica. Si conobbero a una festa.

«Dunque sei tu la famosa fidanzata di Bob.» (Intendeva Dylan.)

«Impossibile fidanzarsi con Bob, lui è già sposato con la sua musica. Diciamo che stiamo volentieri insieme.»

«Che fai a New York?» (Edie vi era giunta dalla California dove era cresciuta.



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